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Sotto le coste dell’ipocondria: come le preoccupazioni eccessive per la salute possono abbreviare la vita di Francesco Garofalo

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Le origini dell’ipocondria risalgono all’antica Grecia, in particolare al termine Hypochondrios, che significa “sotto le coste”, facendo riferimento alla regione della milza associata agli stati d’animo di sconforto e malinconia nell’antichità.

L’ipocondria si configura come un eccessivo preoccuparsi per la propria salute, anche in assenza di malattie organiche effettive. Si tratta di una distorsione delle normali sensazioni interne, interpretate come sintomi di una specifica patologia.

La parola “ipocondria” affonda le radici nell’antica Grecia, dove indicava qualcosa “sotto la cartilagine”. Questo termine rappresenta una forma clinica dei disturbi d’ansia caratterizzata da preoccupazioni ingiustificate riguardo alla propria e all’altrui salute, con la convinzione che ogni sintomo sia indicativo di patologie gravi. Galeno, medico dell’Antica Roma, attribuiva i disturbi emotivi a disfunzioni negli organi addominali, da cui deriva il termine “ipocondria”, oggi utilizzato con un significato diverso. Storici personaggi, tra cui Darwin e Proust, sono stati noti per soffrirne. Un esempio celebre è il famoso malato immaginario della commedia di Molière, Argante, ( nella foto) costantemente alla ricerca di malattie in sé stesso. Tipi di Ipocondria possono presentarsi diversi tipi di paure che danno vita a specifiche ipocondrie e il ricorso alla terapia psicologica è molto diffuso, insieme alla somministrazione di farmaci. Il consiglio è sempre quello di affidarsi a personale specializzato in grado di fornire indicazioni e cure per combattere il malessere derivante da questo stato d’animo. Oggi in ambito psicologico, secondo la classificazione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V), si parla di Disturbo da sintomi somatici e Disturbo da ansia di malattia, a seconda che vi sia o meno la presenza di sintomi.

Questo stato di preoccupazione costante per la salute colpisce il 2-3% della popolazione, con una maggiore incidenza tra gli anziani e le donne soggette alla depressione. Secondo il Manuale Internazionale dei Disturbi Mentali, l’ipocondria è spesso associata a disturbi d’ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo di panico.

L’ipocondria si manifesta con la convinzione di avere o sviluppare gravi malattie, alimentata da paure profonde legate a malattie, sofferenze e morte. La costante paura di essere affetti da una malattia può influire paradossalmente sulla salute, con conseguenze personali, lavorative, sociali ed esistenziali, oltre a impatti fisici. L’ipocondria non è omogenea, con alcuni che interpretano ogni segnale corporeo in modo catastrofico.

Dal punto di vista sociale, e non solo psicologico, chi soffre di ipocondria è un individuo che manifesta una preoccupazione eccessiva e persistente per la propria salute, spesso interpretando sensazioni corporee comuni come segnali di malattie gravi. Questa situazione può influenzare vari aspetti della vita sociale dell’individuo, generando dinamiche particolari nelle interazioni con gli altri e nella partecipazione alla società. Aspetti chiave comprendono la comunicazione interpersonale, le dinamiche delle relazioni sociali e la partecipazione alle attività sociali; inoltre, potrebbe impattare sul fronte lavorativo.

L’ipocondria può tradursi in frequenti visite mediche e richiedere accesso a risorse sanitarie, aggiungendo pressione al sistema sanitario. Ciò può avere implicazioni sia dal punto di vista economico che organizzativo.

In conclusione, l’ipocondria, oltre a rappresentare un disturbo individuale, ha notevoli ripercussioni sulla sfera sociale dell’individuo. Comprendere tali aspetti può favorire una maggiore sensibilizzazione e promuovere approcci più empatici nei confronti di coloro che convivono con questa condizione.

Uno studio riportato dall’Agenzia Giornalistica Italiana (AGI) indica che gli ipocondriaci sono a rischio di una vita più breve. La ricerca condotta in Svezia evidenzia che coloro costantemente preoccupati di sviluppare malattie mortali hanno maggiori probabilità di morire prima rispetto agli altri. Analizzando 42.000 persone in vent’anni, i ricercatori hanno scoperto che gli ipocondriaci vivevano in media cinque anni in meno. Questi pazienti avevano anche una probabilità quasi quattro volte maggiore di morire per suicidio e un rischio più elevato di morte per malattie respiratorie, influenza, Covid e problemi circolatori o neurologici.

L’ipocondria non deve essere confusa con la normale paura delle malattie. Chi ne soffre vive quotidianamente con l’ansia, interpretando ogni normale sensazione corporea come segno di patologia. Lo stress cronico derivante da questa preoccupazione costante può influire negativamente sulla salute fisica, aumentando i livelli di infiammazione nel corpo. L’infiammazione a lungo termine è stata associata a un sistema immunitario indebolito, rendendo il corpo meno resistente alle infezioni e alle malattie. I pazienti ipocondriaci non mostrano un rischio più elevato di decessi correlati al cancro, ma sono vulnerabili a una serie di problemi di salute.

Lo studio, basato su dati del registro nazionale dei pazienti svedese dal 1997 al 2020, ha coinvolto 1.000 pazienti con ipocondria e 41.000 pazienti simili per età e sesso. La maggior parte degli ipocondriaci era composta da donne (57%) e presentava anche altri disturbi d’ansia (78%).