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Santo Stefano di Rogliano, la chiesetta della “Madonna della Cona”. Il racconto del maresciallo Radamess Le Pera

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Coperta da rovi,  completamente abbandonata  e divorata dalla vegetazione spontanea, le mura della  piccola e antica

  Cappella della Cona che custodiscono modesti oggetti sacri e un quadro in cui è riportata   l’immagine se  pur sbiadita della  Madonna, disegnata    su legno,    sono state   liberate dagli infestanti rovi e cespugli. La cappella ripulita  all’esterno e all’interno  adesso è  visibile e  fruibile all’occhio dell’osservatore.  Sulla cappella  si eleva adesso una croce in metallo e un modesto pannello solare  che  fornisce luce e calore a questo piccolo scrigno, meta nel passato,  di venerazione,  di raccoglimento e di esaltazione della fede cristiana.

Ricordi di  manifestazioni e pratiche di  fede appartenenti ad una  cultura vissuta intensamente che  riaffiora  osservando questo  antico luogo  spirituale,  essenza di uno scenario di voci, canti e devozioni, di esaltazione della vita solidale  di gruppo  che alleviava le fatiche quotidiane e la miseria dell’epoca.

Di fronte a queste immagine della Madonna, si formava il gruppo di preghiera  delle donne che la mattina presto   partiva  dal centro abitato per raggiungere le montagne, dove  raccoglievano la legna da utilizzare per usi domestici e i prodotti della generosa  terra. In questo periodo si puliva il terreno per facilitare la raccolta delle castagne, prodotto ritenuto prezioso per l’economia locale. La raccolta avveniva nel mese di ottobre, novembre  e il proprietario del fondo concedeva  alle raccoglitrice un terzo del prodotto.

Il peso delle fatiche quotidiane perdeva la sua forza davanti all’immagine sacra, custodita in questo scrigno, venerato dalle donne che qui,  posata la legna ai margini della strada,  si disponevano in fila per recitare il rosario e ringraziare la Madonna per i beni ricevuti.

Pezzi di culture, di tradizioni che fanno parte di una comunità semplice, dove dominanti erano i valori dell’amicizia e del rispetto, dell’aiuto reciproco tra le  famiglie allargate e ricche di  funzioni.

Sacrifici, fatiche infinite  di un passato  conservate in questa oasi di pace, di tranquillità dove il fruscio del vento che risuona nell’ambiente,  incentiva dolci  e infiniti sentimenti  che forniscono  colori alle immagini del passato.

Ascoltiamo insieme  la testimonianza fornitaci dal  maresciallo Radamess Le Pera,    nella cui  veneranda età  (  vicino ai  novanta)  si racchiudono  fatti  esperenziali sconosciuti, degni di essere raccontati e ripresi dalla cultura contemporanea.  

La lontananza dal luogo natio non ha  scalfito  il profondo legame  con le proprie radici, con le proprie tradizioni e con la cultura locale. Qui ritorna nel periodo estivo per respirare l’aria del proprio paese e vivere intensamente i luoghi  “spirituali”,  ricchi di ricordi e di grande umanità.  In questo periodo estivo ha dedicato molto del suo tempo e delle sue “forze”  per “riportare alla luce ciò che era addormentato”: la chiesetta della Madonna della Cona, meta di preghiera e di devozione per  uomini e donne che nel passato si recavano  nelle vicine montagne per raccogliere la legna e le castagne, utili all’economia delle famiglie e della comunità. ” Quanti sacrifici”, quanti “ricordi” …. si affacciano nel racconto  emozionante fornitoci dal nostro interlocutore che incontriamo proprio nei dintorni della “Chiesetta della Cona”, ripulita dai rovi, resa visibile e fruibili a tutti i cittadini che conservano un legame affettivo  e di fede con questi luoghi, con il proprio paese che  come una buona madre, aspetta e accoglie sempre con amore i propri figli,  allontanatisi fisicamente dal territorio per motivi di lavoro, ma mai con la mente e con i sogni.  Grazie e buona visione a tutti e tutte!  ( F.G.)