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Ricorre il quarantaseiesimo anniversario del sequestro di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana

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Una Pagina Oscura nella Storia Italiana Che Continua a Risuonare con Dolorosa Rilevanza

Il 16 marzo 1978, le Brigate Rosse compiono un attacco armato contro la scorta di cinque uomini e sequestrano il Presidente della Democrazia Cristiana in via Fani a Roma. Questo tragico evento avviene proprio nel giorno in cui è in programma il varo della formazione del nuovo governo. Dopo 55 giorni di angosciosa attesa, il corpo dello statista viene rinvenuto nel bagagliaio di un’automobile in via Caetani. Aveva 61 anni. Da allora sono trascorsi 46 anni. Il rapimento venne rivendicato dall’organizzazione terroristica. Nell’acquato rimasero brutalmente uccisi i cinque uomini della sua scorta. Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. Costoro diedero la propria vita nel tentativo di proteggere lo statista e leader della democrazia Cristiana, che venne poi assassinato il 9 maggio dello stesso anno. Questo evento sconvolgente ha segnato una pagina oscura nella storia della Repubblica italiana e continua ancora oggi a rappresentare uno dei momenti più dolorosi del nostro Paese. La Democrazia Italiana perse uno dei suoi leader più autorevoli e lungimiranti. Durante quei difficili giorni, emerse un potente senso di coesione diffuso in tutto il Paese, fondamentale per isolare i gruppi terroristici, respingere i loro progetti insensati e contrastare la loro propaganda. Questa coesione si manifestò in una maggiore consapevolezza dell’importanza delle istituzioni democratiche, pilastri delle libertà fondamentali della società.