Il testo della riforma costituzionale, approvato dal Consiglio dei Ministri, qualche giorno fa, inizia il suo iter parlamentare, registrando come di consueto pareri favorevoli e contrari. La Presidente Meloni dice basta con i ribaltoni, mentre la Schlein definisce pericolosa la riforma proposta. pericolosa. L’obiettivo, secondo la Premier, è quello di «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo»
Il testo di riforma costituzionale, ha ottenuto l’unanimità dal Consiglio dei ministri, anche se ha sollevato diverse di obiezioni dei costituzionalisti, sin dal momento in cui sono emerse le prime bozze. Suscita perplessità innanzitutto l’elezione diretta del premier, ma seguono una serie di altri distinguo, avanzati con dovizia di argomentazioni. È una «riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici» o «passati sulla testa dei cittadini». L’altro obiettivo è «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo» con «stabilità». Questa la sintesi che viene elaborata attribuita alla premier Giorgia Meloni in conferenza stampa. Il testo «raccoglie i suggerimenti raccolti durante il confronto sia con la maggioranza sia con l’opposizione, sia con la società civile» e si auspica che il «provvedimento possa incontrare il più ampio consenso». Sulla riforma, aggiunge Meloni, «c’è stata un’interlocuzione con il presidente della Repubblica e con gli uffici, come avviene sempre con provvedimenti importanti di questo tipo». Il presidente del Consiglio eletto direttamente dai cittadini «dovrà rispettare sempre il programma di governo per il quale è stato eletto».
Il disegno di legge risulta composto da cinque articoli: quattro indicano le effettive modifiche al testo della Costituzione, mentre il quinto contiene le cosiddette “norme transitorie”, quelle che servono a rendere più graduale il passaggio dalle leggi precedenti a quelle successive. Entrerebbe in vigore a partire dalla prossima legislatura, cioè dopo le prossime elezioni politiche.
Il primo articolo elimina la nomina dei senatori a vita, fatta eccezione per i presidenti della Repubblica che terminano l’incarico. Attualmente la norma consente al presidente della Repubblica di nominare senatori a vita fino a cinque «cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Commento