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Definirli “Furbetti di Montecitorio” è inappropriato? Il problema è etico, politico e non di furbizia

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Vengono definiti i  furbetti di Montecitorio i 5 deputati che hanno chiesto il bonus INPS.  Eppure- stando alle notizie fornite-  non avrebbero commesso nulla di illecito inoltrando l’istanza all’Inps per ottenere il bonus.  Ne avevano diritto e ne hanno diritto   nonostante  lo stipendio da parlamentare superi i 12 mila euro mesili, una somma considerevole che   consente di annoverarsi tra gli stipendi  privilegiati della pubblica amministrazione.

Di conseguenza non possono essere definiti “furbetti” o paragonati a soggetti che si sono macchiati di reati e di indebiti aiuti quei parlamentari o semplici  cittadini che percepiscono redditi  mensili o annui di rilevante significato economico.

Se responsabilità esiste è di natura politica ed etica, entrambe non sanzionabili dalla norma scritta ma dalla morale. Costoro non avrebbero commesso nessun gesto fraudolento violando o aggirando le regole in modo spregiudicato. Lo hanno fatto alla luve del sole semplicemnete perchè la norma non vietava loro di fruire del beneficio previsto dalla legge.

La politica detiene la responsabilità di non aver messo dei “paletti” alla legge, di non aver inserito un tetto massimo di reddito  entro cui poter richiedere il beneficio economico oppure limitare  la “provvidenza” solo a chi svolgeva esclusivamente una determinata attività, escludendo la classe politica parlamentare, regionale e cosi via.

Quest’ultima  strada avrebbe aperto,  sollevato con molta probabilità, problemi di equità: non si possono discriminare categorie  sol perché detengono cariche istituzionali.

Sarebbe stato opportuno, invece,  e doveroso inserire nella norma un limite di reddito al di là del quale non poteva essere accettata l’istanza del beneficio.

La frittata è stata fatta. E ancora una volta la politica presenta le sue lacune,  le falle  entro cui fioriscono  azioni e fatti che non vengono accettati dalla pubblica opinione perché ritenuti intollerabili di fronte ad  una realtà sociale  che  presenta un incremento di povertà e di miseria diffusa.  

Insomma al  parlamentare che percepisce più di dodici mila euro mensili non verrà  assolutamente perdonato il fatto di aver richiesto il bonus anche se la sua azienda ha vissuto e vive al pari di tante altre aziende le angosce  economiche dovute alla Pandemia, anche se vive la crisi  e le sofferenze economiche  uguali a tante altre presenti sull’intero territorio italiano. Richiedere anche 600 euro di contributo INPS per la crisi Covid-19 non sarà reato, ma evidenzia un tipo di comportamento, un costume che andrà ad incidere complessivamente sulla precaria fiducia che il cittadino conserva nei confronti della classe politica e delle istituzioni. Si dirà , non tutta la classe politica si comporta nella stessa maniera. Anche questo è vero.  Ma è stata proprio la classe politica nel suo insieme a non porre un limite alla richiesta del Bonus e quindi in modo  consapevole o inconsapevole si è resa complice dei fatti  che hanno determinato la bufera e la polemica all’interno delle varie forze politiche che oggi invocano dimissioni, sospensioni.. di  quei parlamentari che  avrebbero chiesto di fruire di un loro diritto, concesso da una  norma varata guarda caso proprio dall’attuale maggioranza che governa il Paese.

Sarà certamente un problema Etico, sarà certamente un problema politico, tuttavia il problema rimane legato alla responsabilità di ciascuno perché le azioni di ognuno se non sono connesse con l’etica, se questa non viene propugnata, difesa e sostenuta all’interno della politica e delle istituzioni, il problema esisterà sempre e ogni soggetto troverà il modo di  giustificare le proprie  azioni al cospetto  dei cittadini che definiscono  ripugnanti e  nauseanti i gesti nei quali non si intravede il rispetto dell’etica. Da questi gesti, da questi  fatti, se pur legittimi ma non giustificati,  nascono quei comportameti elettorali di ripulsa per certi politici e per certa politica .(la  Redazione)