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Oggi 1° Ottobre, Giornata dell’Anziano: I Piccoli Comuni si Uniscano per Rafforzare i Servizi Socio-Assistenziali

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Collaborazione territoriale per attrarre risorse comuni e investire in strutture e servizi a sostegno degli anziani e delle comunità più fragili

Il 1° ottobre si celebra la Giornata Internazionale dell’Anziano. Quest’anno, le Nazioni Unite hanno deciso di dedicarla al tema della cura e all’esigenza di assicurare assistenza e sostegno agli anziani. L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale che sta ridisegnando le società di tutto il mondo. Secondo le previsioni, entro il 2030 il numero degli anziani supererà quello dei giovani. Con questo cambiamento demografico, aumentano le necessità di un sistema sanitario inclusivo e di servizi sociali di supporto. Durante la Giornata Internazionale degli Anziani, emergono dati allarmanti riguardanti la solitudine tra gli anziani, che rappresenta una nuova sfida per la salute pubblica.

Questa ricorrenza è un’opportunità fondamentale per riflettere sulla complessità della vecchiaia e per affrontare le questioni cruciali legate alla salute e al benessere delle persone anziane. La solitudine tra gli anziani italiani è un problema sempre più diffuso, che interessa un numero crescente di individui. Questo dovrebbe indurre una riflessione sull’importanza di uno sviluppo sostenibile che includa tutte le fasce d’età. In questo contesto, è essenziale garantire uno spazio significativo agli anziani in ogni aspetto dello sviluppo, che si tratti di partecipazione sociale, economica o politica. Questo approccio è fondamentale per combattere le disuguaglianze.

Le statistiche indicano che circa il 15% degli anziani italiani, pari a oltre 2 milioni di persone sopra i 65 anni, vive a rischio di isolamento sociale. Ciò significa che durante una settimana “normale”, queste persone non incontrano né telefonano a nessuno e non partecipano ad attività sociali. Questo fenomeno è particolarmente grave in alcune regioni italiane, dove un anziano su tre è colpito da solitudine. Le regioni del Sud sono le più colpite, con un tasso del 20%, contro il 10% nel Nord e il 14% nel Centro.

Di fronte a questa emergenza, ciascuna istituzione, in primis i Comuni devono prendere misure concrete per contrastare l’isolamento sociale degli anziani. È essenziale aumentare il numero di punti di incontro e di aggregazione, favorendo l’interazione sociale informale. Attualmente, il 16% degli anziani non incontra nessuno durante una settimana normale, e il 76% non partecipa ad alcuna attività sociale.

L’analisi dei dati mostra che l’isolamento sociale coinvolge uomini e donne indistintamente, ma colpisce in particolare le persone con bassi livelli di istruzione e difficoltà economiche. Inoltre, l’isolamento è legato a numerosi problemi di salute, tra cui una percezione negativa del proprio stato di salute, insoddisfazione per la propria condizione di vita, disabilità, sintomi depressivi, ospedalizzazioni più frequenti e una perdita di autonomia nelle attività quotidiane. Anche l’inattività fisica e una cattiva alimentazione sono correlate a questo fenomeno.

L’isolamento degli anziani non riguarda solo la sfera personale, ma ha un impatto significativo sulla comunità nel suo insieme. Aumenta la domanda di servizi sanitari, di assistenza a lungo termine e di supporto sociale, esercitando una notevole pressione finanziaria sui sistemi sanitari e sociali. Le politiche di salute pubblica devono concentrarsi sulla prevenzione e gestione di questo fenomeno, per incidere positivamente sul benessere degli anziani, riducendo al contempo i costi sociali associati.

Lavorare e promuovere una cultura per una società inclusiva, in cui gli anziani possano continuare a dare un contributo significativo, è fondamentale per affrontare questa sfida. E’ importante inoltre migliorare l’accesso degli anziani alle tecnologie digitali: tutto questo può aiutare a combattere l’isolamento sociale, consentendo loro di mantenere connessioni sociali, accedere a servizi online e monitorare la propria salute in modo più efficace.

Riflessione: il ruolo dei Comuni nel miglioramento delle condizioni degli anziani

I Comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni, si trovano di fronte a sfide particolarmente complesse quando si tratta di garantire assistenza agli anziani, spesso a causa della mancanza di servizi e infrastrutture sanitarie e socio-assistenziali. Tuttavia, ci sono diverse strategie che le amministrazioni locali possono adottare per migliorare la qualità della vita degli anziani e incidere sul benessere del singolo individuo e della stessa comunità, costituita da un’alta percentuale di anziani e pensionati.

Prima di tutto, è fondamentale investire nella creazione di spazi di aggregazione sociale a misura di anziano, come centri diurni, biblioteche e parchi attrezzati, che favoriscano l’interazione sociale e l’attività fisica. I Comuni possono anche promuovere iniziative di volontariato intergenerazionale, in cui giovani e anziani possano scambiarsi esperienze e competenze, contribuendo a ridurre la solitudine.

Inoltre, è necessario rafforzare i servizi di assistenza domiciliare, soprattutto nelle aree rurali, per garantire un supporto quotidiano agli anziani che vivono soli o hanno difficoltà a spostarsi. Una collaborazione più stretta tra i Comuni e le organizzazioni del terzo settore può portare alla creazione di reti di solidarietà locali che sostengano gli anziani non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello relazionale.

Infine, l’accesso alle tecnologie digitali può essere facilitato attraverso corsi di alfabetizzazione digitale, affinché anche gli anziani possano sfruttare le potenzialità di internet per restare in contatto con familiari e amici e accedere a servizi di telemedicina. In conclusione, i Comuni, nonostante le difficoltà, possono svolgere un ruolo cruciale nel migliorare le condizioni di vita degli anziani attraverso interventi mirati e inclusivi.

Dati statistici

l rischio che il nostro Paese, e in particolare la Calabria, diventino sempre più territori abitati prevalentemente da anziani è ormai evidente. Secondo i dati Istat, entro il 2065 l’età media della popolazione calabrese raggiungerà i 51,9 anni, rispetto ai 45 attuali.

Il Censimento della popolazione in Calabria del 2021, pubblicato il 19 settembre 2023, evidenzia già un innalzamento dell’età media, passata da 45,2 a 45,5 anni rispetto all’anno precedente. Gli effetti di questo invecchiamento demografico saranno ancora più evidenti nel medio-lungo termine. Secondo le previsioni demografiche dell’Istat del 2018, entro il 2065 l’età media della Calabria supererà anche quella nazionale, fissata a 50,1 anni, con un aumento significativo della percentuale di persone over 65. Se oggi il 20,9% della popolazione calabrese ha più di 65 anni, nel 2065 questa quota salirà al 36,3%, superando la media nazionale.

Questo cambiamento demografico porterà a un drastico calo della popolazione giovane (0-14 anni), creando un forte squilibrio generazionale. A fronte di un numero crescente di anziani, la Calabria si troverà anche con una carenza di strutture adeguate. Attualmente, la regione dispone di circa 1,6 presidi sociosanitari ogni 10mila abitanti, inferiore alla media nazionale di 2,1, e i posti letto per anziani sono appena 95 ogni 10mila abitanti, contro i 222 della media italiana.

Se non si interviene tempestivamente, la Calabria, così come altre aree del Paese, rischia di diventare sempre più un luogo popolato quasi esclusivamente da persone anziane, con gravi ripercussioni sul tessuto sociale ed economico della regione.

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