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Nel Savuto il lavoro è un miraggio: Primo Maggio tra spopolamento e precariato

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Il Primo Maggio è la festa del lavoro. Ma in molti territori, come quello del Savuto, rischia di diventare sempre più spesso la festa del lavoro che non c’è. Qui, dove i borghi si svuotano, i giovani partono e gli investimenti scarseggiano, il lavoro è diventato un miraggio per tanti. E la giornata dedicata a chi lavora si trasforma, inevitabilmente, in un momento di riflessione amara sul presente e sul futuro. La ricorrenza affonda le radici nelle lotte operaie dell’Ottocento, quando il movimento internazionale dei lavoratori chiese a gran voce diritti, orari umani, dignità. La Seconda Internazionale, nel 1889, scelse il Primo Maggio come giornata simbolica, anche in memoria dei tragici eventi di Chicago del 1886. Da allora, ogni anno si rinnova un messaggio universale: il lavoro non è una concessione, ma un diritto. Un diritto, però, sempre più fragile, specie in aree interne come quella del Savuto, dove la disoccupazione resta alta, i giovani fuggono per studiare o lavorare altrove, e chi resta si confronta spesso con precarietà, scoraggiamento, lavori stagionali o sottopagati. Il calo demografico, l’assenza di politiche mirate e la fuga dei servizi stanno consumando lentamente il tessuto sociale e produttivo di questi Comuni, minacciando la loro stessa esistenza. Accanto a questa sofferenza collettiva c’è poi il tributo di sangue che il mondo del lavoro continua a chiedere: le morti bianche, silenziose e inaccettabili, che ogni anno colpiscono centinaia di lavoratori in tutta Italia. Ogni caduto sul lavoro è una ferita al cuore della Repubblica, che si fonda proprio sul lavoro. Anche nei nostri territori, ci sono famiglie che piangono mariti, figli, fratelli, vittime di sicurezza assente o di superficialità colpevoli. Oggi, il Primo Maggio deve essere vissuto non solo come una giornata di festa, ma come un appello alla responsabilità collettiva. Per rilanciare il lavoro nel Savuto servono investimenti pubblici e privati, progetti per trattenere i giovani, infrastrutture moderne, strategie condivise. La discussione in corso sulla possibile fusione dei Comuni potrebbe rappresentare una chiave per invertire la rotta, creando una visione d’insieme capace di generare sviluppo e servizi.

In fondo, questa festa ci ricorda che il lavoro non è solo reddito: è dignità, appartenenza, possibilità. E che nessun territorio dovrebbe essere condannato alla marginalità. Il Primo Maggio è anche per il Savuto. Perché qui, più che altrove, il futuro ha bisogno di tornare a casa