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Morto un virus se ne farà un altro? di Francesco Garofalo

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Morto un virus  se ne farà un altro?

Sono state le guerre, le catastrofe naturali, le carestie a falciare nella storia il maggior numero di vittime?

Niente affatto. Per quanto tutti questi eventi siano stati drammatici,  per quanto abbiano lasciato sul campo vittime ed effetti invalidanti,  per individuare il  nemico della specie umana bisogna concentrarsi, al contrario,  su qualcosa d’invisibile a occhio nudo. 

Lo sguardo  deve essere indirizzato nei confronti di  ciò che non risulta   percepibile ai sensi, deve essere rivolto verso ciò  che sfugge alla percezione visiva.   Si tratta di rivolgere lo sguardo  verso i cosiddetti agenti patogeni, ritenuti  i veri colpevoli delle infezioni. Sono principalmente questi microrganismi (virus, batteri, funghi, parassiti in genere) che hanno causato  l’insorgenza della condizione di malattia nell’organismo ospitante. L’agente patogeno  che ha  piegato l’umanità  generando  vere e proprie stragi. Per  responsabilità di  questi nocivi microorganismi la dimensione dei   decessi  non può  essere comparata  a quelle registrate dai  conflitti  che hanno interessato le potenze mondiali. Eserciti in guerra sono stati  stremati e decimati a causa di pestilenze,  del vaiolo ( malattia grave ed estremamente contagiosa che decimò la popolazione mondiale dalla sua comparsa) della sifilide,     dell’ HIV, del colera, del morbillo, della poliomelite, del Covid-19 . Tutti questi, antichi e attuali agenti patogeni,  hanno aggredito uomini e donne di tutto il mondo,  seminando lutti e sofferenze tra le nelle popolazioni del globo.

Se scorriamo il passato della nostra plurimillenaria convivenza  ci rendiamo conto come le comunità abbiano dovuto fare i conti continuamente con  questi antagonisti invisibili che si  annidano in ogni luogo, a volte  modificandosi,  altre volte generando  nuovi esemplari  che  causano nuove   malattie infettive,  trasmesse tra gli essere umani o tra animali e esseri umani e viceversa.

E’ sempre possibile che un agente particolarmente nefasto entri in una comunità, in un paese attraverso un qualsiasi viaggiatore occasionale o che si sviluppi nel suo interno per essere veicolato altrove.  La diffusione avviene per motivi diversi:  gli spostamenti delle persone da un luogo all’altro, il movimento degli animali incentivano  il trasporto e di conseguenza importano, esportano  agenti patogeni che diffondono le malattie.

Il pericolo che possa svilupparsi un nuovo microrganismo nocivo per la salute delle comunità è sempre presente ed ipotizzabile.  Non è  prevedibile il periodo in cui una Pandemia potrebbe svilupparsi. Se fosse  così  anche le misure da intraprendere per contenere e bloccare la diffusione dei contagi sarebbe facilitata. Nessuno  può affermare con certezza  quando, come e dove  può verificarsi una pandemia. Ipotizzare, quindi, come qualcuno  va sostenendo che dopo  il Coronavirus si verificherà un’altra e forse peggiore Pandemia è azzardato e non si addice all’uomo di scienza che deve sostenere le sue asserzioni con prove inconfutabili.  Elaborata l’ipotesi dovrebbe essere poi confermata con una proceduta scientifica.  Si tratta invece di opinioni che non possono essere né confermate né smentite.  Sappiamo con certezze che le Pandemie sono sempre esistite e continueranno ad esistere ma è  assurdo  credere  che ciò possa verificarsi a breve scadenza,  anche se non è neppure da escludere che una nuova e diversa pandemia possa  diffondersi.

Il calcolo delle probabilità dovrebbe escludere questa catastrofe ed i cassandra di turno,  che ogni tanto si affacciano  con  pensieri  che ipotizzano simili e ulteriori  catastrofiche dovrebbero ben riflettere prima di parlare perché  producono ulteriori  danni  a livello sociale e  psicologico in una comunità già avvolta dalla paura e dall’angoscia del presente.

Certamente  le società   future non sfuggiranno ad altre pandemie. I batteri cattivi e buoni  sono sempre esistiti, i virus non sono stati sconfitti del tutto e la ricerca scientifica sarà sempre impegnata a  individuare nuovi vaccini e farmaci per difendere l’umanità.  Sostenere, quindi,  che a breve potrebbe ripetersi una nuova e più cruente forma di  pandemia non  può  considerarsi un’intuizione profetica se ciò malauguratamente dovesse succedere.  Si tratterebbe soltanto  di un fenomeno che si ripresenta a cicli temporali diversi.

Più che procedere a diffondere paure e angosce, sarebbe opportuno che dalla storia, dalla Pandemia attuale traessimo utili insegnamenti, costruendo nuovi modelli di sviluppo,  nuovi schemi mentali educativi   ponendo al centro di essi la prevenzione sanitaria e la conoscenza del passato da cui  trarre utili suggerimenti per evitare errori e improvvisazioni.(Fg)