L’Europa è una grande mamma. Elargisce consigli, assegna compiti, pretende sacrifici per tenere in equilibrio i conti dei singoli Paesi. Sensibilità materna che commuove quanti credono nel bene comune. Chiede tagli alle pensioni, sacrifici e manovrine per equilibrare i conti. Ma quali sacrifici economici, mamma Europa, chiede agli europarlamentari italiani, per coinvolgerli a riequilibrare i conti del proprio Paese? E’ giusto continuare a spremere i cittadini mentre gli onorevoli europei e nazionali continuano a percepire retribuzioni da capogiro, rimborsi spese e indennità diverse per pagare i loro assistenti?
Ma quanto guadagnano questi nostri “dipendenti” europarlamentari italiani?
Da una ricerca effettuata sulla rete, emerge che in linea generale un eurodeputato percepisce circa 8 mila euro al mese di retribuzione, a cui si aggiungono la somma percepita per spese generali, più l’indennità dovuta per ogni giorno di presenza. E poiché, come diceva Totò, è la somma che fa il totale, tirate le somme l’indennità mensile si aggirerebbe intorno ai 16 mila euro lordi mensili. A questa sommaandrebbero aggiunte anche quella riservata agli assistenti e ai rimborsi per le spese di viaggio.
Se l’Europa vuole continuare ad esercitare la sua nobile funzione materna, attui lo stesso rigore nell’elargire simili retribuzioni, comprenda che un giorno essa stessa potrebbe essere fortemente contestata e abbandonata dai propri prediletti figli .
E i Parlamentari Italiani?
Stando alle notizie alquanto attendibili, i parlamentari di casa nostra sarebbero i più costosi d’Europa, anche se il raffronto diventa difficile per il regime fiscale e previdenziale diverso tra i Pasi.
Un onorevole guadagnerebbe più del 50 per cento in più rispetto alla media europea.
Anche i vitalizi o la pensione, come viene definita oggi la remunerazione percepita dagli ex parlamentari, fanno la differenza: in Italia sarebbero il triplo che altrove.
Proposte di legge e intenzioni manifestate per modificare e ridurre sostanzialmente questi “privilegi” , alla luce dei dibattiti televisivi,
incontrerebbero a parole l’assenso di tutti i gruppi dei politici parlamentari ma nei fatti, spenti i riflettori, alle parole non seguono mai i fatti concreti. I ritocchi apportati ai privilegi acquisiti dal potere legislativo (esercitato dagli stessi parlamentari) sarebbero irrilevanti rispetto alle richieste del popolo sovrano.
Vere e proprie prese in giro che non inciderebbero sostanzialmente sulle somme finali percepite.
La casta si difende, si chiude in se stessa, si allontana sempre di più dalle comunità. E il popolo deluso, tra rassegnazione e speranze, aspetta e auspica che si affermi la figura dell’uomo forte, capace di ristabilire equità e giustizia sociale. Intanto anche nel nostro bel Paese, come in Europa, cresce e si diffonde sempre di più il disprezzo verso l’intera “casta politica”, verso l’Europarlamento, verso il Parlamento italiano e verso i “parlamento regionale”, ritenuti i principali colpevoli dei drammi vissuti dal Paese.