Dalla cronaca appassionata di Salvatore Oddo al sogno di una comunità unita: trasformazioni, leadership e resilienza in un periodo di grandi cambiamenti.
Correva il 1969, un anno cruciale per l’Italia e per il mondo, un periodo di trasformazioni profonde in cui le lotte studentesche, le rivendicazioni operaie e un generale fermento sociale e culturale ridefinivano le basi della convivenza civile. Anche nelle comunità più periferiche del Mezzogiorno si respirava questo clima di rinnovamento e speranza. La Valle del Savuto, in provincia di Cosenza, divenne un laboratorio vivace di idee e iniziative, alimentato da una classe dirigente determinata a trasformare una terra spesso marginalizzata in un centro di progresso e modernità. In questo contesto, il giornalista roglianese Salvatore Oddo, attraverso le sue cronache pubblicate in diverse testate giornalistiche, dipinse un quadro vivido e appassionato della crescita e delle ambizioni di questa terra. Oddo non si limitava a registrare gli eventi: con la sua penna, infondeva coraggio, visione e un senso di comunità, contribuendo a rafforzare lo spirito collettivo che animava la Valle del Savuto.
Il fermento di Piano Lago: un simbolo di modernità
Tra i tanti luoghi descritti da Oddo, Piano Lago emergeva come un centro simbolico di trasformazione. “In pochi anni Piano Lago è cresciuta e sta compiendo una profonda maturazione democratica”, scriveva il giornalista. Non si trattava soltanto di infrastrutture, come la costruzione dell’acquedotto o l’apertura di un moderno campo sportivo. Il vero rinnovamento, sosteneva Oddo, risiedeva nelle persone: nei cittadini e in una classe dirigente capace di guardare al futuro con lungimiranza e determinazione. Progetti ambiziosi si susseguivano con una velocità sorprendente. L’annuncio della costruzione dell’Ospedale psichiatrico e del Bacino dello Jassa rappresentava non solo la risposta a bisogni locali, ma anche un investimento strategico per lo sviluppo della zona. Oddo evidenziava l’importanza di una leadership attiva e dinamica, incarnata da figure come il sindaco Prof. Soda, il vice-sindaco Prof. Pirillo e l’assessore Francesco Canzi. Quest’ultimo, in particolare, aveva già iniziato a lavorare per la creazione di una squadra di calcio, preludio simbolico alla costruzione di una nuova identità cittadina condivisa.

Rostema: il sogno di una città conurbata
Uno degli aspetti più innovativi delle proposte di quegli anni fu il progetto di conurbazione tra i paesi della Valle del Savuto. Oddo raccontava con entusiasmo la visione di una nuova città, chiamata Rostema, che avrebbe unito Rogliano, Mangone, Marzi, Santo Stefano, Belsito, Paterno, Figline e Cellara. Una città capace di superare le divisioni amministrative e culturali, creando una rete di collaborazioni e sinergie per affrontare insieme le sfide del futuro. La conurbazione non era solo un’idea urbanistica, ma un manifesto politico e sociale: un invito a lavorare insieme per il bene comune, valorizzando le risorse locali e rafforzando il senso di appartenenza. Rostema sarebbe stata il simbolo di una Valle del Savuto finalmente unita e protagonista del proprio destino.
Una comunità in movimento
Oltre ai grandi progetti infrastrutturali e istituzionali, Oddo non dimenticava mai di sottolineare l’importanza della vita sociale e della coesione comunitaria. “Ogni giorno, sui campi di bocce di Piano Lago, i roglianesi si incontrano con i cittadini del luogo, trascorrendo insieme le ore di tempo libero in un clima di cordialità”, scriveva. Era questa capacità di intrecciare relazioni, di creare spazi di incontro e dialogo, a rappresentare il cuore pulsante della Valle del Savuto.
Oddo vedeva nei piccoli gesti quotidiani, come una partita di bocce o una partita di calcio interpaesana, la dimostrazione concreta di una comunità in evoluzione, pronta ad abbracciare il cambiamento senza dimenticare le proprie radici.
L’eredità di un sogno
Gli anni Settanta hanno rappresentato per la Valle del Savuto un momento unico, in cui idee, impegno e proposte hanno disegnato un futuro più luminoso. La testimonianza di Salvatore Oddo, raccolta nel volume “Salvatore Oddo e il giornalismo delle idee” curato dal giornalista Ferdinando Perri, ci ricorda l’importanza di credere nella forza del cambiamento e di lavorare insieme per realizzarlo. Oggi, rileggendo quelle pagine, possiamo ispirarci a quella visione di sviluppo condiviso, che metteva al centro non solo le infrastrutture ma, soprattutto, le persone. La Valle del Savuto, con la sua storia di resilienza e ambizione, resta un esempio di come anche le comunità più piccole possano sognare in grande e realizzare progetti straordinari.(F.sco Garofalo)