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La Domenica delle Palme nel Savuto: Tradizione e Fede

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Tra i paesi abbarbicati sulle colline del comprensorio del Savuto, la Domenica delle Palme conserva una forza simbolica che va ben oltre il rito religioso. In queste comunità, sempre più colpite dallo spopolamento e da un calo della partecipazione alla vita ecclesiale, la modernità ha trasformato riti e significati che un tempo scandivano con solennità l’inizio della Settimana Santa. L’avvento del digitale, la diffusione dei modelli consumistici e la crescente secolarizzazione hanno mutato il rapporto tra fede e quotidianità. Molti si definiscono “non praticanti”, ma conservano un legame profondo con le tradizioni religiose, vissute come parte irrinunciabile della propria identità culturale. È ciò che sociologi e antropologi chiamano “religiosità culturale”: una forma di devozione che sopravvive non tanto come atto di fede, ma come espressione della memoria collettiva.

E così, anche oggi, la Domenica delle Palme nel Savuto resta un appuntamento di comunità, un momento in cui sacro e profano si incontrano, generando senso di appartenenza e continuità. Nel Savuto, come in molte zone della Calabria, la Domenica delle Palme segna l’inizio dei riti pasquali, ricordando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. È una delle celebrazioni più sentite, dove spiritualità, tradizione e convivialità si intrecciano in un’unica, intensa esperienza. Il simbolo per eccellenza è l’intreccio di rami d’ulivo – un tempo anche di palma – modellati in forme di cuori, croci, spirali o piccoli oggetti votivi. Queste creazioni artigianali, tramandate di generazione in generazione, racchiudono significati di pace, rinascita e protezione. La messa domenicale si apre spesso con una processione, che culmina nella benedizione dei ramoscelli: un gesto antico, che unisce il sacro alla quotidianità e che continua a vivere nei gesti familiari di chi li custodisce in casa.

Ma la Domenica delle Palme è anche l’inizio dei preparativi per la Pasqua. Le cucine si riempiono di profumi e ricordi: sulle tavole spuntano delizie preparate per l’occasione.

La Settimana Santa: memoria viva di una comunità

Un tempo, la Settimana Santa era vissuta in un clima di profondo raccoglimento. Il Giovedì e il Venerdì Santo coinvolgevano emotivamente intere famiglie e paesi, in un silenzioso cammino verso la Pasqua. Oggi, pur con un approccio più intimo e individuale, alcune tradizioni sopravvivono, soprattutto nei piccoli centri del Savuto. Diverse sono state assorbite e dissolte dalla modernitá. Le processioni, le sacre rappresentazioni – come quella suggestiva di Rogliano – e la preparazione dei dolci mantengono ancora viva una memoria collettiva che si trasmette anche al di là della fede. In queste liturgie popolari, la religione si intreccia con l’identità, resistendo alle trasformazioni culturali e sociali. Sono riti che non si arrendono, che raccontano chi siamo stati e chi, in fondo, continuiamo a essere.(La Redazione)