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L’8 settembre 1943: L’armistizio che cambiò le sorti dell’Italia

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Dall’annuncio della resa agli Alleati alla nascita della Resistenza: come l’Italia visse il crollo del fascismo e l’occupazione tedesca

L’8 settembre 1943 è la data in cui venne annunciato pubblicamente l’armistizio di Cassibile, firmato il 3 settembre, tramite un proclama del maresciallo Pietro Badoglio, diventato primo ministro dopo la destituzione di Mussolini. Con questo accordo, l’Italia si arrendeva incondizionatamente agli Alleati e rompeva l’alleanza con la Germania. La notizia venne trasmessa da Dwight Eisenhower su Radio Algeri il pomeriggio dell’8 settembre, mentre Badoglio fece il suo annuncio ufficiale alle 19:42 sulla radio italiana EIAR. Nello stesso giorno, gli angloamericani sbarcarono a Salerno, dando inizio alla risalita della penisola. Nel frattempo, Mussolini, imprigionato al Gran Sasso, fu liberato dai tedeschi il 12 settembre e portato prima a Monaco di Baviera.

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre, il re Vittorio Emanuele III, la famiglia reale e Badoglio fuggirono da Roma, rifugiandosi a Brindisi. L’esercito italiano, composto da oltre un milione di uomini in patria e 900.000 all’estero, rimase senza ordini, lasciato allo sbando. La Germania, ormai nemica, avviò l’Operazione Achse per prendere il controllo del territorio italiano, cogliendo di sorpresa le forze armate italiane e disarmandole. Chi accettava di continuare a combattere al fianco dei tedeschi poteva mantenere le armi, mentre chi rifiutava veniva fatto prigioniero o giustiziato.

Il 28 settembre, a Roma, venne istituito lo “Stato Fascista Repubblicano d’Italia”, successivamente chiamato Repubblica Sociale Italiana (RSI), con sede a Salò.

La nascita della Resistenza:

Il 9 settembre 1943, le forze politiche antifasciste formarono il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che guidò la lotta di liberazione per i successivi 20 mesi. Intanto, circa 800.000 soldati italiani vennero catturati e deportati dai tedeschi. La Resistenza, espressione di diverse componenti politiche, coinvolse sia civili che militari che rifiutarono di aderire alla RSI. Le brigate partigiane si organizzarono in diverse formazioni come le “Garibaldi” o le “Giustizia e Libertà”, mentre nelle città operavano le SAP e i GAP, dedicati alla propaganda, sabotaggio e guerriglia.