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Il dibattito etico sulla resurrezione virtuale dei defunti. Il punto di vista sociologico di Francesco Garofalo

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Tra le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale, una delle più discusse è la capacità di far rivivere virtualmente le persone decedute. Questa notizia, se da un lato suscita preoccupazione, dall’altro affascina l’idea che i nostri cari possano essere “resuscitati” attraverso la creazione di Avatar digitali, generando domande etiche fondamentali. Una prima interrogazione potrebbe essere: in che misura è moralmente accettabile riportare in vita virtualmente una persona defunta? Ci sono limiti etici da definire? Il consenso post-mortem solleva ulteriori questioni, considerando che le persone decedute non possono esprimere direttamente il loro consenso. Chi avrebbe il diritto di decidere se un individuo può essere “resuscitato” in forma virtuale? La notizia riportata oggi dall’AGI, proveniente dal tranquillo cimitero nella Cina orientale, racconta di Seakoo Wu. Egli estrae il suo telefono, lo posa su una lapide e fa ascoltare una registrazione del figlio defunto, Xuanmo, le cui parole sono generate dall’intelligenza artificiale: “So che ogni giorno provi un grande dolore a causa mia, sentendoti colpevole e impotente”, intonate con una voce leggermente robotica. Afflitto dal dolore, Wu e sua moglie si uniscono a una crescente comunità di cinesi che ricorrono all’intelligenza artificiale per creare Avatar realistici dei loro cari defunti. Wu aspira a sviluppare una replica che possa comportarsi esattamente come il figlio perduto, ma all’interno di un ambiente virtuale, dichiarando: “Una volta che avremo sincronizzato la realtà e il metaverso, avrò di nuovo mio figlio con me”.

Da un punto di vista sociologico, l’argomento solleva diverse riflessioni sulla società e sull’interazione umana. La costruzione degli avatar potrebbe essere interpretata come un modo per affrontare il dolore della perdita e trovare conforto. Le relazioni con i defunti potrebbero evolversi, ridefinendo il modo in cui la società concepisce il lutto e la perdita. Emergono domande etiche sulla percezione sociale di questa pratica e su come potrebbe integrarsi nelle diverse culture e religioni. Anche la cultura sulla morte subirebbe una metamorfosi e potrebbe dar vita a un nuovo umanesimo.

Il costo associato, inoltre, alla creazione di avatar solleva preoccupazioni sulla disparità economica nell’accesso a questa tecnologia, mentre le implicazioni psicologiche e l’effetto sulla percezione della realtà sono aspetti chiave da considerare. In conclusione, la costruzione di avatar dei defunti presenta complessità sociologiche che richiedono una riflessione approfondita su come la società si adatterà e reagirà a questa innovazione tecnologica, tenendo presente sempre che ogni società è sempre legata a quella precedente e che comunque si porta dietro una parte di essa, almeno per un certo periodo di tempo. Il futuro riservato alla tecnologia, purtroppo, non è prevedibile. La risuscitazione dei morti, intanto, inizia ad “avverarsi” anche se in modo del tutto virtuale. Ma è forse la società stessa un mondo virtuale su cui l’uomo agisce senza rendersene conto? ( Francesco Garofalo)