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Grazie internet, grazie rete, grazie social, grazie “imbecilli”, grazie mura! di Francesco Garofalo (sociologo)

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In un momento difficile per la civile convivenza dove le viscere della società sono  sotto  minaccia di  un microorganismo (Coravid-19)  che ha messo in crisi le interazioni umane; in un momento in cui l’individuo sta cedendo molto del suo essere soggetto sociale per difendersi dalla infezione  del virus venuto da lontano; nel momento in cui il Paese, unito e coeso, segue e prova per la prima volta nella storia democratica,  sulla propria pelle,  rigide  disposizioni, serrandosi nelle abitazioni per  difendere se stesso e i propri simili; di fronte alla Pandemia dichiarata, vissuta e percepita come dramma comune, che ha  costretto a rinchiudersi nelle mura domestiche, ad isolarsi fisicamente dal mondo che fino a ieri  è stato   vissuto intensamente, ci si rende  conto  che, grazie a internet, ai social  l’individuo è e  rimane essere sociale, immerso in un rete viva e palpitante di voci, di sentimenti e  di emozioni. Conserva la sua relazione con il mondo esterno, attraverso un  processo comunicativo tecnologico all’interno del quale  riscopre quella umanità, quella fratellanza sovente messa in discussione,   sfigurata e analizzata con disprezzo  prima dell’avvento delle restrizioni delle libertà  decretate e accettate da tutte le comunità  da Nord a Sud.

La rete,  sovente messa sotto accusa nella conduzione della  vita normale,  per aver dato la parola a “legioni di imbecilli” al  pari di un premio Nobel, accusata di far veicolare false notizie e facili inganni, fonte dei mali moderni fino a creare dipendenza e danni psichici. La rete , questo demone moderno, in un periodo in cui consente di stare e fare con la gente, di rendere comune e partecipe delle proprie condizioni, di raccontare fatti e leggere, ascoltare emozioni riferite attraverso immagini, parole e scritti, in modo fulmino,  ci induce a riflettere sulla funzione reale che   svolge e che abbiamo a disposizione  sempre.  Ci rendiamo conto come  non sia più quel  diavolo descritto tale in periodo di pace,   da mettere al patibolo, alla forca, ma  si rileva semplicemente sano e innocuo strumento da amare, al servizio di tutti coloro che versano in  difficoltà comunicativa visus a visus, consente anche agli imbecilli che hanno, comunque, il diritto di cittadinanza, di vivere la vita, di relazionarsi e sentirsi vivi tra le mura domestiche. Così come anche le mura che sovente abbiamo disprezzato e richiesto l’abbattimento perché ritenute barriere,  oggi vengono rivalutate  perché ci difendono dal contagio e dalle intenzioni. Anche  le mura, anche i  confini, si rivelano così  per difendere il singolo,  la stessa comunità e il Paese. Io sto in casa, tra le mura domestiche per tenere fuori dall’uscio il nemico. Allora ci rendiamo conto come anche  alle mura tributiamo un valore diverso, di difesa, di barriera dimostrando che esse servono e sono utili per preservare l’uomo dalle sfide dell’invisibile e del visibile, da ciò che  provoca o potrebbe cagionare malessere al suo modo di essere e di agire nella società.

Allora ci si accorge anche come le mura siano uno strumento di difesa, non da abbattere ma da difendere, non da demonizzare ma esaltare.

La nuova condizione in cui viviamo, ci fa apparire il mondo diverso, fa comprendere come l’uomo sia facilmente vulnerabile in questa società moderna e come egli abbia sempre bisogno dell’altro, che non può essere visto come demone perché in quel demone c’è parte dell’altro,  dei suoi  bisogni e del suo  vivere insieme.

Il bene e il male, l’imbecille e il premio Nobel,  i limiti (le mura)  e l’illimitato (abbattimento delle mura),  il vero e il falso, fanno parte della vita di relazione, fanno parte del mondo della rete,  non possono essere selezionati come la televisione, la radio ecc.,   esclusi  dal mondo della rete, dai servizi che essa offre proprio perché questi fatti, tutti insieme, costituiscono quel meraviglioso mondo che è costituito dalle diversità, dal mondo di vivere e stare nella società. Anche lo sciocco del bar dello sport ha diritto di cittadinanza in rete. Sta a noi cogliere, nella rete come  all’esterno di essa, le positività e le negatività che  fornisce.  Oggi più che mai stiamo osservando come  questo meraviglioso sistema di diversità sia importante  per  rallentare, contenere il diffondersi del Coravid-19, “colpevole” di averci rinchiuso tra le mura domestiche, di averci fatto apprezzare di più il valore dei social, di averci fatto comprendere di più  il significato della diversità e della bellezza di questo mondo.  (Francesco Garofalo- sociologo)