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Cinquant’anni addietro la tragedia della Fiumarella. L’obbligo morale di ricordare

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ventitrè dicembre 1962, la vettura si stacca dell’ automotrice e precipita nel vuoto. Il treno trasporta studenti e contadini che si recano a Catanzaro con i “tradizionali doni natalizi”. Il bilancio delle vittime è tragico: si contano 71 decessi.

Sulla linea delle calabro Lucane, tratto Cosenza Catanzaro, alle porte della città di Catanzaro, si verifica il tragico incidente ferroviario dove perdono la vita 71 passeggeri, di cui 31 del Comune di Decollatura. La maggior parte dei decessi si contano tra i giovani studenti che ogni mattina fruiscono del servizio per frequentare le scuole del capoluogo regionale. Ancora oggi a distanza di mezzo secolo dal disastro ferroviario in molti è vivo il ricordo, il dolore di quel carico umano sacrificato alle porte di Catanzaro, sotto il ponte della Fiumarella.

Il treno, diretto a Catanzaro, composto dall’ automotrice e dal rimorchio, sul viadotto in curva della Fiumarella, deraglia. La carrozza si stacca dall’automotrice e precipita nel torrente sottostante effettuando un volo di circa 47 metri. All’interno del mezzo sono presenti 99 passeggeri dei quali un gran numero costituito da studenti: 69 di essi muoiono nell’impatto o nelle ore seguenti, altri 2 pochi giorni dopo in ospedale 28 risultano feriti più o meno gravemente.
Dopo l’incidente si scatena un acceso dibattito parlamentare che induce il Governo con una apposita legge (1855 del 23 dicembre 1963) a revocare la concessione alla Mediterranea Calabro Lucane, istituendo la gestione commissariale governativa Ferrovie Calabro Lucane. A Decollatura luogo di origine di un buon numero di vittime, viene eretto un monumento a ricordo.
L’inchiesta
Il risultato al quale giunge la commissione di inchiesta è che il deragliamento e la successiva rottura del gancio di trazione erano stati provocati dalla velocità eccessiva (63 km/h) rispetto ai 35 km/h consentiti a causa delle cattive condizioni dell’armamento nel tratto in questione. Il 2 aprile 1966 il tribunale di Catanzaro condanna a 10 anni di reclusione il macchinista, ritenuto colpevole per eccesso di velocità; la difesa del macchinista aveva sostenuto che la velocità fosse eccessiva a causa di cattivo funzionamento dei freni.