Un rapporto del National Cancer Institute. “I pazienti sentono la parola ‘neoplasia’ e subito temono per la propria vita se non trattata prontamente”. Tuttavia, “non è sempre necessario intervenire su ogni formazione individuata”. Questa proposta sta generando discussione nel campo dell’oncologia. Ti viene diagnosticata una neoplasia e sembra che il mondo ti crolli addosso. Tuttavia, tra le diverse condizioni raggruppate sotto questa definizione, non tutte conducono necessariamente al decesso. Si tratta piuttosto di una gamma di condizioni molto diverse, che non sempre si trasformano in metastasi o risultano fatali, includendo anche forme più lievi che, se non trattate, potrebbero non causare danni significativi durante la vita del paziente. Ma allora, perché non assegnare nomi diversi a queste condizioni meno “minacciose”? È questa la proposta avanzata da un gruppo di consulenti del National Cancer Institute statunitense, esposta in un articolo pubblicato su The Journal of American Medical Association (Jama). Secondo gli esperti, modificare la definizione di neoplasia ed escludere questo termine da alcune diagnosi comuni potrebbe costituire una parte essenziale di un più ampio cambiamento nell’approccio alla diagnosi e al trattamento delle neoplasie, con l’obiettivo di ridurre sovradiagnosi e sovratrattamento. (https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=16304)
A chiedere una riflessione sul nome dei tumori è anche un gruppo di esperti dalle pagine della rivista ‘Nature’. E’ non è una questione di ‘toponomastica’. Secondo gli autori, specialisti e ricercatori dell’istituto francese Gustave Roussy, nell’era delle target therapy e della profilazione molecolare delle neoplasie, il modo convenzionale di classificarle, quando metastatiche, in base al loro organo di origine, rischia di negare alle persone l’accesso ai farmaci che potrebbero aiutarle.
“Una rivoluzione incredibile, impensabile fino a poco fa. Si propone di non chiamare più i tumori a seconda dell’organo di origine, ma sulla base delle loro caratteristiche molecolari”, sottolinea su X Roberto Burioni, professore di virologia all’università Vita Salute San Raffaele. “Match point, e forza Sinner”, chiosa Burioni con una battuta e un riferimento al titolo del suo libro, a significare che “oggi combattiamo il cancro con armi efficacissime. La vittoria è vicina”. Siamo, appunto, al “match point” (https://www.adnkronos.com/salute/tumori-la-proposta-cambiare-nome-al-cancro_5RZPKxRDyt397aWekKecDs )