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Eugenio Maria Gallo: un Comune Unico per la Valle del Savuto, unire per rinascere

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La proposta di un nuovo meridionalismo che parte dal territorio, supera i campanili e guarda al futuro dello sviluppo locale

La questione della Fusione dei Comuni del Savuto è tornata al centro del dibattito, dopo decenni di discussioni e tentativi mai concretizzati. Oggi, più che mai, appare come un’esigenza non più rimandabile per i piccoli borghi del territorio, sempre più svuotati di abitanti e servizi. Il prof. Eugenio Maria Gallo rilancia con passione e visione questa sfida, proponendo una riflessione che parte dalla storia comune e guarda con coraggio al futuro.

“Comune unico del territorio del Savuto? E’ tempo di pensarci. E’ tempo di prendere in seria considerazione l’idea di una fusione fra i comuni a Sud di Cosenza, una fusione che unisca, in un unico organismo amministrativo, l’intero territorio da Pianolago allo svincolo autostradale Altilia- Grimaldi, secondo le linee d’un programma minimo, o anche oltre, secondo l’ottica d’una programmazione più ampia. La realtà ed il futuro dell’intera Valle del Savuto non possono più essere affidati a tanti piccoli, o più o meno piccoli, centri amministrativi. Bisogna pensare ad un unico grande Comune che si faccia soggetto di storia, soggetto protagonista della nostra Storia. E’ tempo di avviare e di realizzare un grande Comune, in cui i vari centri odierni si uniscano attraverso un progetto di fusione che, nel tener conto delle loro peculiarità, garantisca alle comunità dei vari paesi, proporzionalmente al numero di abitanti, di essere adeguatamente rappresentate in un Consesso amministrativo unico. Lo richiedono i tempi, lo richiede la storia, lo richiede l’idea d’un nuovo meridionalismo, che nasca dal basso e sia progettato in loco come espressione della vocazione storico- culturale e economico- produttiva del territorio. E ciò nella convinzione che il futuro ed il destino della Valle del Savuto corrano non verso Nord, ma verso Sud proprio lungo la linea del fiume Savuto. Una scelta questa dettata non da meri motivi campanilistici, ma da senso di identità e di appartenenza e, soprattutto, da un’idea di sviluppo capace di coinvolgre tutti i centri del territorio, partendo dalle peculiarità dei vari paesi e dall’esistente da far crescere, in sintonia con le esigenze e con le risorse della nostra terra. Uno sviluppo, ovviamente, uniformato ad una filiera produttiva che accolga, in un serio progetto di indirizzo, l’imprenditoria locale e tutte le intelligenze, le professionalità e le maestranze della nostra Valle. E’ questa l’idea d’un nuovo meridionalismo da fondare su una nuova mentalità del territorio, una mentalità imprenditoriale- manageriale prettamente locale, impegnando al meglio le risorse umane e materiali del territorio ed investendo in istruzione, competenze e qualità. Non si tratta più di ragionare in funzione del proprio “orticello”, ma bisogna ragionare in termini d’un progetto globale che miri all’insieme e ad uno sviluppo capace di realizzare una crescita concreta, che abbracci e garantisca tutti i centri della Valle del Savuto. Nella dinamica economico- produttiva odierna, per crescere bisogna intervenire con l’ausilio di tutte le forze d’un territorio. Bisogna unirsi per affrontare nuove scommesse e nuove dinamiche sul piano del lavoro e della produzione. Uniti si vince! E, allora, pensare ad un Comune unico del Savuto significa lavorare per lo sviluppo dell’intero territorio e dei suoi centri. Significa realizzare quel salto di qualità capace di garantire, attraverso la fusione dei Comuni, un futuro di chiare prospettive e di nuove offerte e possibilità alla nostra Valle. Pensate alle risorse che può mettere in campo un Comune unico, che racchiuda un territorio che vada da Pianolago e dal suo hinterland, compreso l’entroterra silano, fino allo svincolo di Altilia- Grimaldi, o anche oltre fino a Falerna, da una parte e dall’altra, dall’interno, fino ai paesi del catanzarese confinanti con i paesi del Savuto! Quante risorse, dal piano turistico a quello paesaggistico e storico- culturale, dall’allevamento all’agricoltura e alla trasformazione dei prodotti della terra e del mondo animale, etc. etc.! Ed è su questo che si basa quel che io vedo come un nuovo indirizzo meridionalistico locale, un “meridionalismo del fare” che veda al centro il nostro territorio come forza attiva ed unita e che abbia come volano tre essenziali linee di fondo:

  1. Vocazione storico- produttiva nel senso di una valorizzazione reale e estensiva delle risorse peculiari dei nostri luoghi, salvando, tutelando e potenziando l’esistente e lavorando per far sorgere una concreta catena di filiere interessate a ciò che il territorio offre;
  2. Apertura al futuro secondo un processo dinamico di tecnologia moderna in sintonia con con l’ambiente e con l’ecologia, avviando un serio progetto produttivo di trasformazione dei beni che vengono dalle risorse del territorio;
  3. Un centro amministrativo unico che, attraverso la fusione dei Comuni, faccia sorgere un grande Comune che guardi lontano e guidi l’intero territorio.
    E’ un discorso utopistico? Può anche darsi. Resta, tuttavia, il fatto che, se si resta soli e separati, sarà difficile far cambiare in meglio la nostra storia che, fra l’altro, non è la storia dei nostri singoli paesi presi individualmente, ma è la storia di tutto un territorio e, in quanto tale, è storia comune e ci riguarda”.
    Eugenio Maria Gallo