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Polemiche e denunce per il brano della cantautrice Teresa Merante. Il pezzo inneggerebbe alla mafia

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Lei si difende e replica affermando che quelle canzoni fanno parte del repertorio culturale. Teresa Merante, cantautrice calabrese, ricorre ad un video, postato su fb, per difendersi dalle critiche mosse sul contenuto di un testo che secondo i suoi detrattori inneggerebbero ai capi mafia calabrese e siciliana.

Teresa Merante

Finora se ne era parlato solo sui giornali, ora il caso della cantautrice calabrese, finisce in mano alla magistratura. Ad annunciare esposti alla magistratura sono sindacati e politici. Nel video  che appare su fbin  parla di un «grandissimo polverone mediatico». Il brano «U latitanti», sostiene «non è stato scritto da me, ma è già stato interpretato in passato da altri cantanti folk». Non accetto di essere etichettata come la cantante della malavita in Calabria. Le mie interpretazioni in musica sono state canzoni d’amore, d’aggregazione, di allegria sulle bellezze della Calabria e anche sul canto di malavita che fa parte della trazione popolare calabrese fin dagli anni Settanta».
Non sono dello stesso parere  Giuseppe Brugnano, consigliere comunale di San Luca (RC) e segretario nazionale del sindacato di Polizia FSP, e Saverio Simone Puccio, giornalista e consigliere comunale di Botricello (Cz) che hanno già presentato un esposto in Procura per chiedere di accertare eventuali fattispecie di reato, tra l’altro l’istigazione a delinquere, nei brani della cantante folk Teresa Merante. Nei testi, fanno notare, «si riscontrano frasi raccapriccianti». Ne citano alcune: «Chissa è la Polizia, sparati a tutta forza a sta brutta compagnia”; «non aviti paura, su quattru pezzenti, nui simu i latitanti”; «sbirro traditore”; «due giudici erano contro (a Totò Riina) e arrivò il loro giorno li fece uccidere senza pietà (Falcone e Borsellino)”».