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27 gennaio: Giorno della Memoria – Per non dimenticare la Shoah e le vittime del nazismo

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Un monito per il presente e il futuro: ricordare le atrocità del passato per costruire una società fondata sulla pace e sul rispetto dei diritti umani.

La Repubblica italiana riconosce il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come il “Giorno della Memoria”, con l’obiettivo di ricordare la Shoah (lo sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia e la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio nazista, salvando altre vite a rischio della propria. In tutto il Paese vengono organizzate numerose iniziative da istituzioni, associazioni culturali e cittadini animati da una profonda passione civile e dal desiderio di preservare la memoria storica. Questo impegno ha come scopo quello di promuovere i valori universali di pace, uguaglianza e rispetto dei diritti umani, fondamentali per la convivenza e la dignità delle persone in ogni società.

Il 27 gennaio è una ricorrenza internazionale, celebrata in tutto il mondo e istituita nel 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 60/7. Questo giorno è dedicato al ricordo di una delle pagine più oscure della storia dell’umanità: il genocidio degli ebrei (e di altre minoranze) perpetrato dal regime nazista tra il 1941 e il 1945. La data non è casuale, poiché si riferisce al 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, scoperchiando l’orrore del sistema nazista e rivelando al mondo il progetto sistematico di sterminio di massa.

Auschwitz-Birkenau, il più grande dei campi di concentramento nazisti, rappresenta ancora oggi un simbolo universale della crudeltà e della disumanità. Più di un milione di persone, principalmente ebrei, ma anche rom, sinti, omosessuali, prigionieri politici e persone con disabilità, trovarono la morte in questo luogo attraverso camere a gas, lavori forzati, fame e torture. I sei milioni di ebrei sterminati dal nazismo sono il tragico emblema della Shoah, ma non vanno dimenticate le altre vittime di questo folle progetto di purificazione razziale.

Il termine “Shoah”, di origine ebraica, significa “catastrofe” o “distruzione”. A differenza del termine “Olocausto” – che deriva dal greco e suggerisce un sacrificio per il fuoco, evocando erroneamente un’idea di martirio – la parola Shoah è preferita poiché sottolinea la natura del genocidio come atto di distruzione sistematica e deliberata.

Ogni anno, in occasione del Giorno della Memoria, vengono organizzate commemorazioni ufficiali e attività educative in tutto il mondo, rivolte in particolare alle scuole. L’obiettivo è sensibilizzare le nuove generazioni, mantenere viva la consapevolezza collettiva e prevenire il ripetersi di simili tragedie. Il ricordo non si limita alle vittime, ma si estende anche a chi ha resistito al regime nazista e ha rischiato la vita per salvare altre persone, diventando esempio di umanità e coraggio.

Il dovere della memoria è un monito per il presente e il futuro. Viviamo in un’epoca in cui i fenomeni di odio, razzismo e antisemitismo non sono ancora del tutto debellati. Per questo, la memoria della Shoah non è solo un ricordo del passato, ma uno strumento per contrastare ogni forma di discriminazione e promuovere una cultura di rispetto e solidarietà. Come recita l’iscrizione posta all’ingresso del campo di Auschwitz, “chi dimentica il passato è condannato a ripeterlo”.

Il 27 gennaio non è dunque solo un giorno di lutto e riflessione, ma anche un’occasione per riaffermare il nostro impegno a costruire una società fondata sui valori della dignità umana e della pace