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Idapaola Cerenzia: “Ascoltare i minori è costruire futuro”

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La coordinatrice del gruppo “Sviluppo Savuto” commenta la prima Giornata Nazionale dell’Ascolto dei Minori e lancia un appello alle comunità locali: trasformare l’ascolto in azione quotidiana.

L’intervista del giorno dopo. All’indomani della prima Giornata Nazionale dell’Ascolto dei Minori istituita con la legge n.104 del 4 luglio 2024, abbiamo raccolto il pensiero di Idapaola Cerenzia, coordinatrice del gruppo “Sviluppo Savuto” e attiva su più fronti dell’associazionismo culturale e sociale. Dopo il suo intervento sulla pagina “Comune in Comune”, questa intervista del giorno dopo vuole essere un’occasione per riflettere sul significato profondo dell’evento e sulle prospettive concrete per il territorio Savuto.
Domanda – Lei ha detto ieri che “ascoltare i minori è costruire futuro”. Vogliamo sviluppare questo suo pensiero? Idapaola Cerenzia– Ieri ho voluto sottolineare quanto l’ascolto dei minori non sia soltanto un diritto sancito dalla legge, ma un vero e proprio dovere morale. Dare ascolto significa riconoscere la dignità, le emozioni e i sogni dei bambini e dei ragazzi. Significa anche renderli protagonisti attivi del presente e non semplici destinatari di un futuro ancora da scrivere. È così che si costruisce una comunità matura e inclusiva. Domanda– Qual è stato, secondo lei, il significato più profondo di questa giornata? Risposta– È stata una giornata fortemente simbolica, ma anche concreta. Non si è trattato solo di una ricorrenza da segnare sul calendario, ma di un invito a prenderci carico, tutti insieme – istituzioni, famiglie, scuola, associazioni – della responsabilità educativa che ci lega ai nostri giovani. L’ascolto vero è uno strumento che crea legami, fiducia e partecipazione. Domanda– In una società invasa dalla comunicazione digitale, cosa ha voluto dire ieri parlando di “spazi reali di ascolto”? Risposta– Ho voluto richiamare l’attenzione sul bisogno urgente di creare contesti autentici, dove i giovani possano sentirsi accolti e compresi. Oggi più che mai, la comunicazione digitale rischia di isolarli. Per questo l’ascolto deve avvenire con sguardi attenti, silenzi rispettosi e tempo dedicato. Solo così possiamo educare all’empatia e alla cittadinanza attiva. Domanda– Cosa può fare, in concreto, una comunità locale? Risposta- Ieri ho lanciato un appello alle scuole, all’amministrazione comunale, alle associazioni e alle famiglie. Dobbiamo fare rete per costruire momenti di ascolto condiviso: laboratori espressivi, incontri con esperti, spazi in cui i ragazzi possano raccontarsi e confrontarsi. Santo Stefano, ma tutti i piccoli Comuni del Savuto, hanno le potenzialità per diventare un luogo di ascolto attivo. Ma serve la volontà di trasformare la giornata di ieri in una pratica quotidiana. Domanda-I dati emersi ieri parlano di un crescente allarme tra le famiglie. Quali le preoccupazioni più urgenti? Risposta– I numeri sono stati chiari: l’83% dei genitori è preoccupato per la dipendenza da smartphone e internet, ma ci sono anche timori legati al bullismo, alla violenza tra pari, al consumo di sostanze. La povertà educativa – ovvero la mancanza di opportunità di crescita e sostegno – è un problema reale e diffuso. Per affrontarlo, l’ascolto è il primo passo. Domanda– Un auspicio finale, dopo questa prima Giornata? Risposta – Che non resti un evento isolato. Vorrei che a Santo Stefano e in tutti i piccoli Comuni del Savuto, , da oggi in poi, l’ascolto dei minori diventasse parte integrante del vivere comunitario. Educare all’ascolto significa insegnare ad ascoltare nonchè a dialogare: questo è il seme più prezioso che possiamo piantare per il nostro futuro.