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15 agosto 1863 La Legge Pica: Un Duro Strumento per Combattere il Brigantaggio

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Come una legge emergenziale del 1863 trasformò la giustizia italiana per reprimere il brigantaggio e la resistenza armata nelle province meridionali


Il 15 agosto 1863 fu introdotta la celebre Legge 1409, conosciuta anche come Legge Pica. Questa normativa, concepita per contrastare il brigantaggio postunitario, venne promulgata derogando agli articoli 24 e 71 dello Statuto Albertino, che garantivano l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e il diritto al giudice naturale. L’obiettivo era reprimere il fenomeno e qualsiasi forma di resistenza armata nelle province meridionali. Nonostante fosse presentata come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa”, la Legge Pica fu prorogata più volte e rimase in vigore fino al 31 dicembre 1865. Con il regio decreto del 20 agosto 1865, furono identificate le province “infestate dal brigantaggio”, dove sarebbe stato applicato il regime speciale. La giurisdizione venne trasferita dai tribunali civili a quelli militari. Approvata durante il primo Governo Minghetti, la legge ricevette solo 33 voti contrari su 207 votanti alla Camera e fu promulgata da Vittorio Emanuele II il 15 agosto dello stesso anno, rimanendo in vigore fino alla fine del 1865.

Secondo la legge, chiunque fosse parte di un gruppo armato di almeno tre persone sarebbe stato giudicato dal tribunale militare, insieme ai complici, chiamati “manutengoli”. Furono inoltre istituite commissioni provinciali incaricate di compilare elenchi con i nomi dei briganti e dei sospetti. Le pene previste erano severe: fucilazione o lavori forzati a vita per chiunque opponesse resistenza armata alle forze dell’ordine, senza distinzione tra criminalità comune e brigantaggio politico antiunitario.

La Legge Pica introdusse nel diritto pubblico italiano la pena del domicilio coatto per oziosi, vagabondi, camorristi e sospetti manutengoli. Inoltre, prevedeva la creazione di milizie volontarie per la caccia ai briganti, con ricompense in denaro per ogni persona catturata o uccisa. Un aspetto significativo della legge era la sua applicazione retroattiva.

Nel corso delle successive modifiche, la legge fu estesa anche alla Sicilia, nonostante l’isola non fosse interessata dal fenomeno del brigantaggio. L’obiettivo di questa estensione era reprimere la renitenza alla leva militare, che in Sicilia aveva raggiunto proporzioni significative. Sebbene la coscrizione obbligatoria fosse sconosciuta nella regione, il governo, ignorando le diverse normative territoriali, impose una leva di 36.000 uomini proprio nel periodo in cui nel Mezzogiorno montava la protesta contadina. Questo provocò la fuga di migliaia di giovani verso le montagne. La Legge Pica mirava quindi a colpire duramente i renitenti e le loro famiglie.